DISTORSIONI E INSTABILITA’ DI CAVIGLIA

Le distorsioni (e le conseguenti instabilità di caviglia) costituiscono uno dei traumi più comuni tra atleti e non. Oltre che le fratture e le lussazioni (trattate dall’ Ortopedico) le distorsioni avvengono nella maggior parte dei casi (87%) in inversione; quindi in appoggio sul margine esterno del piede, provocando la lesione dei legamenti laterali del piede che possono essere di vario grado: LIEVE Lieve stiramento dei legamenti senza rottura di fibre e assenza di instabilità articolare con il mantenimento della capacità funzionale. MODERATO Lesione parziale dei legamenti con dolore moderato e tumefazione. Presenza di instabilità e limitazione funzionale. GRAVE Rottura legamentosa completa con dolore marcato anche alla palpazione, ematoma, tumefazione, instabilità, impossibilità al carico e limitazione funzionale. Inoltre dobbiamo considerare il timing del trauma. Quindi se si tratta di una prima distorsione acuta o se è una distorsione acuta recidiva (in questo caso vanno considerate le volte/anno che avviene la distorsione); oppure se è una lassità cronica che sarà importante non sottovalutare viste le conseguenze a breve e lungo termine che può creare. Dopo una valutazione medica, anche con esami strumentali, e l’esclusione di eventuali fratture si inizierà subito ad inibire i processi infiammatori con IMMOBILIZZAZIONE-GHIACCIO-ELEVAZIONE-COMPRESSIONE-SCARICO ARTICOLARE almeno per 2/3 gg nei casi lievi. Proprio nei casi lievi è indicata una cavigliera elastica che contiene l’articolazione, comprime e facilita il riassorbimento dell’ematoma e dell’edema e nei casi meno gravi permette la deambulazione senza dolore. E’ comunque utile nei casi più gravi limitando l’escursione articolare patologica sopratutto la notte. Da valutare l’esigenza di un bendaggio funzionale o kinesiotaping. La corsa sarebbe naturalmente da evitare, anche se il consiglio è di basarsi sul dolore percepito. Un leggero stiramento che diventa asintomatico con una buona cavigliera contenitiva potrebbe contemplare il proseguimento dell’attività podistica; anche se si consiglia la riduzione dell’intensità e dei carichi d’allenamento e lo stop al primo sintomo dolorofico. La tendenza riabilitativa quotidiana è quella comunque di ri-mobilizzare e riattivare l’articolazione il prima possibile con la finalità di evitare aderenze, retrazioni e immobilità articolare. Nelle lesioni di 1° e 2° grado , dopo 7gg di riposo, si inizia quotidianamente a mobilizzare passivamente e in scarico la caviglia e si richiede un leggero movimento di flesso-ext, di prono-supinazione e di rotazione oraria e antioraria della caviglia, il tutto compatibilmente con il dolore percepito. Questo permette una rapida riorganizzazione tissutale, un maggior effetto drenante sulla zona, un mantenimento del trofismo muscolare e del corretto schema motorio. Inoltre si possono inserire esercizi propiocettivi da seduto sfiorando una pallina di spugna e giocandoci con il piede su tutte le direzioni articolari. Successivamente, quando il dolore permette la deambulazione, si iniziano esercizi in carico ortostatico prima bipodalico e poi monopodalico che potenziano sia la muscolatura ma sopratutto l’equilibrio e la sensibilità propiocettiva. A questo punto si riprende una corsa su terreni ammortizzati e/o morbidi consigliando l’utilizzo di un bendaggio o cavigliera elastica per prevenire recidive. In seguito, per rinforzare ulteriormente la caviglia si può lavorare su esercizi di salto e controllo della ricaduta. Con esercizi su sabbia asciutta. Mantenendo il rinforzo della muscolatura più deficitaria. Con la finalità di scongiurare recidive.